BLOG Pediatra: Piangi Piangi…ma poi passa!

Notti insonni, pianti inconsolabili e bambini molto agitati sono spesso attribuiti alle cosiddette “coliche del lattante”.

Tale problema sembra essere però sopravvalutato e molto spesso vengono chiamate “coliche” ciò che coliche non sono.

Vediamo insieme quando e se è possibile parlare davvero di coliche ed eventualmente a quali segnali di allarme prestare maggiore attenzione.

Coliche del lattante: cosa sono?

Il pianto per un bambino è un comportamento fisiologico e costituisce l’unica possibilità di espressione di qualsiasi bisogno o disagio nei primi mesi di vita.

Un pianto intenso, incessante e apparentemente inconsolabile viene spesso etichettato come dovuto alle “coliche” del lattante (o coliche gassose): non tutti i pianti intensi dei bambini devono però essere etichettati come tali.

Si definisce un lattante con coliche un lattante sano e ben nutrito che piange per

Più di 3 ore al giorno

Più di 3 giorni a settimana

Più di 3 settimane di seguito

(definizione di “coliche gassose” in base alla “regola del 3” coniata negli anni ’50 da dottor Wessel).

Si tratta di un problema piuttosto comune anche se molto spesso sovrastimato: attualmente si stima che soffrano di coliche il 5-25 % dei lattanti.

Come riconoscerle:

Tipicamente il bambino che presenta le coliche del lattante è un bambino agitato, con viso arrossato, pianto intenso e inconsolabile (vedi definizione), si muove senza trovare posizione, tira in su le gambe, stringe i pugni, inarca la schiena.

Le coliche gassose presentano poi le seguenti caratteristiche:

  • Si accentuano intorno alla 6°-8° settimana di vita

  • Peggiorano alla sera

  • Migliorano dopo 3°-4° mese

  • Migliorano con emissione di aria e feci

È bene ricordare, inoltre, che le coliche gassose, per quanto fonte di stress, tensione ed ansia nei genitori, non costituiscono una vera e propria patologia, non interferiscono con il normale accrescimento del bambino e così come sono comparse scompaiono spontaneamente attorno al 3°-5° mese di vita.

Sono quindi eventi TRANSITORI E BENIGNI e non avranno alcuna conseguenza sul comportamento futuro del bambino.

Le cause?

Le ipotesi avanzate sulle possibili cause delle coliche del neonato sono diverse.

Con il passare degli anni si sono susseguite:

1- alterazione del rapporto mamma-bambino

2- presenza di gas nelle anse intestinali

3- eccessiva dinamica della peristalsi intestinale

4- allergie alimentari

5- alterazione della flora microbica intestinale.

Attualmente si pensa che probabilmente le coliche gassose siano una condizione dall’eziologia multifattoriale ovvero che diversi fattori concorrano nella insorgenza di tali disturbi.

Il mio bambino ha le coliche? E ora cosa faccio?

In primo luogo, di fronte ad un bambino che presenta un pianto prolungato e inconsolabile è utile cercare di escludere i possibili motivi più semplici del pianto, come la fame, la sete, la necessità di un cambio pannolino.

Se il bambino piange e continua a piangere in modo incessante o ad avere episodi ripetuti di pianto apparentemente non consolabile con le modalità abituali, può essere utile rivolgersi al proprio pediatra per poter escludere altre cause.

Sarà importante a questo punto riferire al medico:

– le abitudini alimentari del neonato (latte materno? latte artificiale?);

– ogni quante ore compare il pianto e in che momento della giornata;

– per quanto tempo dura;

– come si placa;

– se oltre al pianto ci sono altri segni, come per esempio il vomito.

Tutto questo potrà essere utile al pediatra per identificare il pianto come effettivamente derivante da “coliche” oppure derivante da qualche altro disturbo (vedi “I segnali di allarme”.

In presenza di un effettivo quadro di coliche del lattante i comportamenti che sembrano essere più efficaci sono i seguenti:

  • Rimanere tranquilli e mantenere la calma

  • Creare un ambiente tranquillo con luce soffusa o musica soft

  • Cullare il bambino mantenendolo in posizione prona sull’avambraccio

  • Massaggiare la pancia con movimenti circolari

Gli studi non hanno invece dimostrato efficacia di farmaci (il più utilizzato è il simeticone), erbe, diete della madre.

Talvolta viene consigliato il passaggio dal latte materno al latte artificiale: tale suggerimento non ha alcun fondamento scientifico! L’allattamento materno deve sempre essere incoraggiato. In particolare si potrebbe provare ad allattare il bambino offrendo più a lungo lo stesso seno in modo tale che il bambino assuma un latte più grasso (perché la composizione del latte materno cambia nel corso della poppata) e meno zuccherino.

Sembra infatti che il lattosio presente nella prima parte della poppata (quella più liquida e meno ricca di grassi) possa più facilmente provocare le coliche.

E’ importante, infine, che ogni genitore o adulto che si stia occupando di un bambino in preda ad un pianto inconsolabile, sappia riconoscere i propri limiti: il non riuscire a consolare un neonato che piange spesso e a lungo può essere infatti particolarmente frustrante e indurre, in situazioni di stress estremo, allo scuotimento del neonato nel tentativo diperato di placare il suo pianto (Shaken Baby Sindrome). Se si ha l’impressione che si stia perdendo il controllo, porre il neonato in un posto sicuro, come la culla, e cambiare stanza cercando di tranquillizzarsi oppure chiedere aiuto a qualcuno.

Infine, anche di fronte ad un bambino che soffre di coliche, se mamma o papà hanno l’impressione che il pianto sia diverso dal solito, o più prolungato, o sia cambiato qualcos’altro nel comportamento del bambino, è opportuno comunque contattare un pediatra.

I segnali di allarme:

Le coliche del lattante sono manifestazioni benigne e transitorie che dovrebbero scomparire spontaneamente.

Esiste però un 5% di neonati con pianto intenso e inconsolabile che presenta una causa organica che provoca il pianto: è importante saper riconsocere i segnali di allarme per identificare rapidamente queste condizioni patologiche.

In generale segnali di allarme potranno essere:

– calo ponderale o mancato accrescimento del bambino;

– difficoltà ad alimentarsi, inappetenza;

– pianto intenso seguito da intenso sopore;

– vomito a getto ripetuto

– alvo diarroico, feci mucose;

– eruzioni cutanee.

In assenza di questi segni e sintomi associati sarà bene dotarsi di tanta pazienza e calma e ripetere a sé stessi “piangi