Le attuali norme di controllo dell’epidemia covid stanno creando alcune problematiche nella loro applicazione e il mondo pediatrico (così come quello dei genitori) è preoccupato dallo scenario che si sta venendo a delineare.
Due, sopra tutti, sono i problemi che pediatri e genitori si trovano a gestire nella pratica clinica quotidiana:
1. Per i bambini di scuole materne e primarie la normativa attuale prevede che, in caso di contatto scolastico con bambino positivo, il bambino guarito o vaccinato per Covid da meno di 120 giorni debba comunque effettuare il percorso di testing/quarantena prevista per bambini che non hanno avuto il covid o non sono vaccinati.
Le indicazioni del Ministero riportano comportamenti diversificati in base allo stato di vaccinazione delle persone, bambini compresi, ma per la scuola queste regole sembrano non valere.
Quindi se un bambino (under 12), che ha completato il ciclo vaccinale da più di 14 giorni e da meno di 120 giorni ha un contatto con un positivo in ambito scolastico, fa una quarantena di 10 giorni mentre, se lo stesso bambino ha un contatto stretto in altro ambito (ad esempio un famigliare), basta che faccia un’auto sorveglianza per 5 giorni e indossi una mascherina FFP2 per 10 giorni senza dover fare un tampone.
Questa dinamica non ha alcun senso logico ma soprattutto ha dei risvolti negativi:
- Bambini completamente vaccinati o guariti e che pertanto sono protetti maggiormente dalla possibilità di infettarsi e infettare, devono seguire delle regole non utili per la salute pubblica;
- Tutto questo comportamento ostacola l’adesione alla campagna vaccinale in quanto, oltre al beneficio dal punto di vista ovviamente medico, le famiglie non intravedono benefici dal vaccino;
- I bambini guariti, che hanno già fatto isolamento spesso molto lungo, tornano a scuola e rischiano ulteriori quarantene con grave compromissione anche dal punto di vista psicologico del bambino stesso che non riesce a riprendere un ritmo di vita qualitativamente adeguato.
I genitori che hanno risposto subito alla richiesta dello Stato di fare la propria parte, vaccinandosi e facendo poi vaccinare i figli in età 5-11, non solo per la tutela della loro salute, ma anche di quella della collettività, si vedono paradossalmente discriminati, rispetto ai vaccinati degli altri ordini scolastici.
Questo protocollo è un assurdo controsenso rispetto al DL 229 del 30/12/21 che prevede, per i vaccinati e i guariti da 120 giorni, dei comportamenti diversi ed è anche un clamoroso autogol per la buona riuscita della campagna vaccinale per la fascia 5-11 anni, un elemento che avrà un effetto negativo su tutti i genitori indecisi, che non vedranno così alcun tipo di vantaggio nel fare vaccinare i propri figli (ovviamente fermo restando il vantaggio sulla salute personale che però alcuni faticano ancora a cogliere).
2. Il sistema di testing attualmente in uso sicuramente con lo scopo di rendere le scuole degli ambienti protetti, sta generando una situazione insostenibile sia dal punto di vista di salute pubblica (il sistema di testing è arrivato a saturazione e si sta di conseguenza abbassando anche il livello qualitativo del testing stesso), sia dal punto di vista delle gestioni familiari dei bambini. Non non da ultimo, sta creando gravi complicanze psicologiche per i bambini stessi sottoposti a continui momenti di reclusione o per malattia o per contatto. Tale normativa, vediamo bene in questi giorni, sta portando CHIUDERE DI FATTO LA SCUOLA e non è in grado di controllare l’epidemia.
La normativa andrebbe snellita e semplificata in modo da non diventare essa stessa un ulteriore problema in un periodo già molto complicato.