«Non parliamo di numeri, ma di vite. Di bambini che possono essere salvati». Con queste parole Mirko Damasco, presidente di Salvagente Italia, ha aperto la sua toccante audizione in Senato, durante la prima giornata di confronto dedicata al tema del primo soccorso per minori. Un intervento ricco di dati, emozioni e proposte concrete per trasformare un problema drammaticamente sottovalutato in una priorità politica e culturale.
Un momento importante per portare all’attenzione delle istituzioni una verità troppo spesso ignorata: in Italia non esiste un obbligo di formazione in primo soccorso per chi lavora con i bambini. Eppure ogni anno, decine di minori perdono la vita per eventi che si sarebbero potuti evitare con semplici manovre.
Ti proponiamo il primo di una serie di articoli che racconteranno i principali temi emersi durante l’intervento di Damasco, con l’obiettivo di sensibilizzare, informare e – soprattutto – spingere all’azione.
Perché non possiamo più permetterci l’indifferenza.
1. Un diritto negato
Damasco, presidente di Salvagente Italia, apre l’audizione denunciando un dato allarmante: il Primo Soccorso Pediatrico non è obbligatorio in Italia nemmeno per chi lavora con i minori. Una lacuna normativa inaccettabile quando la tempestività può fare la differenza tra la vita e la morte.
2. Dietro ai numeri, vite spezzate
- Fino a 10 anni fa, ogni anno in Italia morivano 50 bambini per soffocamento
- Negli ultimi 8 giorni si sono registrati 9 casi di annegamento tra minori: eventi prevenibili, non frutto di negligenza dei genitori, ma della mancanza di formazione.
- Almeno 15 bambini all’anno cadono da finestre o balconi, una conseguenza di una falsa sensazione di sicurezza che “stando attenti basta”.
Con la frase «tu vedi solo ciò che conosci», Damasco fa capire che il primo soccorso deve diventare parte del codice culturale collettivo, non un noioso obbligo da adempiere.

3. Incidenti domestici? Non solo distrazione
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, gli incidenti pediatrici domestici causano un numero consistente di morti, feriti e disabili ogni anno in Italia.
È urgente abbinare alla prevenzione strutturale una cultura del rischio, basata sulla conoscenza e sulla formazione.
4. Asfissie e arresti cardiaci: l’ambulanza arriva tardi
Su soffocamento e arresto cardiaco, le due principali emergenze tempo‑dipendenti:
- Un bambino che soffoca entra in arresto cardiaco in soli 90 secondi, un tempo in cui l’ambulanza non può intervenire.
- In Italia si registrano 300–400 arresti cardiaci improvvisi all’anno tra bambini e adolescenti, spesso su soggetti sani.
Le prime cure, quelle fatte da chi è presente, diventano cruciali per evitare esiti gravissimi.
5. I numeri che contano: la sopravvivenza cresce con la formazione
Le statistiche mostrano che la probabilità di sopravvivenza dopo un arresto cardiaco è bassissima senza intervento: solo 2–5% in Italia senza esiti cerebrali. Con manovre di rianimazione basica (BLSD) e l’uso immediato del defibrillatore, la sopravvivenza può salire fino al 75%: dati comparabili a quelli della città di Seattle, un modello da seguire.

In sintesi:
- Il primo soccorso pediatrico non è un optional: è una questione di diritti.
- Cultura, formazione, strumenti salvavita: la triade necessaria per cambiare in profondità.
- I numeri non sono statistiche: sono storie di bambini che possiamo salvare.
Resta connesso per non perderti la prossima puntata dell’audizione di Mirko Damasco in senato! Firma la petizione per rendere il Primo Soccorso materia scolastica e per fare in modo che la formazione, compresa la disostruzione, sia obbligatoria nei corsi pre parto e per chi lavora con i bambini.