Spasmi Affettivi

Spasmi Affettivi: Cosa Sono, Come Riconoscerli e Cosa Fare (e NON Fare…)

Spasmi AffettiviAutore: Dott.ssa Valentina Decimi

Cosa Sono

Gli spasmi affettivi, noti anche con la denominazione di “apnee affettive” o “breath holding spells” per gli anglosassoni, sono degli episodi caratterizzati da un brevissimo arresto respiratorio del bambino a cui spesso si associa una perdita di coscienza, in risposta ad un evento che provoca tensione, rabbia o disappunto.
E’ un fenomeno piuttosto comune e si stima che interessi il 5% dei bambini in una fascia di età compresa tra i 6-9 mesi e i 4-5 anni di vita.

La descrizione dell’evento è generalmente questa: il bambino ha un pianto molto intenso, più o meno prolungato, durante il quale è particolarmente agitato; ad un tratto trattiene il respiro (apnea) in fase espiratoria, diventa rosso (oppure pallido) in viso e compare un alone bluastro attorno alle labbra (cianosi) con successiva perdita di coscienza. La perdita di coscienza dura un brevissimo periodo, generalmente pochi secondi, e talvolta si associa a revulsione dei bulbi oculari. Il tutto si può accompagnare ad una alterazione del tono muscolare, di solito consistente in un irrigidimento di tutti i muscoli oppure a ipotonia.
Meno frequentemente si associano delle mioclonie, ovvero piccoli spasmi e contrazioni muscolari involontarie.
L’evento si risolve nell’arco di pochi secondi, il bambino fa una profonda inspirazione e riprende a respirare normalmente.

In letteratura se ne distinguono generalmente due forme, cianotica e pallida, con causa e patogenesi leggermente diverse.

La forma cianotica (spell cianotici) è la più comune. Generalmente si verifica dopo un rimprovero, un eccesso di rabbia, un capriccio ed è caratterizzata, per l’appunto, dalla comparsa di cianosi attorno alle labbra. Il meccanismo che sta alla base di questo evento sembra essere legato ad una variazione della pressione intratoracica che si ha durante l’apnea in espirazione (come nella manovra di Valsalva). Questo altera il flusso ematico cerebrale e attiva un riflesso vaso-vagale con conseguente perdita di coscienza.

La forma pallida (spell pallido), si distingue proprio per il colorito pallido che il bambino assume in volto. Generalmente il motivo scatenante è un dolore molto intenso e/o improvviso, di solito più importante rispetto a quello che causa la forma cianotica. In questo caso quello che si mette in atto è un riflesso vaso-vagale che provoca bradicardia o breve asistolia e di conseguenza una riduzione della gittata cardiaca. Il pallore cutaneo è proprio la manifestazione della bradicardia/asistolia che si verificano in questo caso.
Nei bambini più piccoli, generalmente, gli spasmi affettivi costituiscono una reazione automatica ed inconsapevole ad un disagio. Per i più grandicelli, invece, in ambito neuropsichiatrico si tende ad interpretare questi episodi come degli “atti dimostrativi” da parte del bambino che talvolta inizia ad assumere questi atteggiamenti di pianto violento per attirare l’attenzione di un adulto.
Gli spasmi affettivi possono verificarsi con una frequenza variabilissima: si possono avere più episodi nello stesso giorno fino ad un solo episodio nella vita.

Come Riconoscerli

La caratteristica principale degli spasmi affettivi è che non capitano MAI all’improvviso ma sempre in conseguenza ad un evento “scatenate” che causa generalmente pianto.
E’ questo l’elemento principale che consente di distinguerli da eventi simili come le sincopi o le crisi epilettiche. Gli spasmi affettivi hanno inoltre una durata decisamente breve a differenza delle crisi epilettiche che sono di solito più prolungate.
Non causano incontinenza sfinterica (rilascio involontario di urine/feci) né la classica stanchezza che si ha dopo una crisi epilettica (fase post-ictale). Il bambino sta benissimo tra un episodio e l’altro.
L’elettrocardiogramma (ECG) e l’elettroencefalogramma (EEG), se eseguiti, non mostreranno alcuna alterazione.

Cosa Fare (e Non Fare…)

Gli spasmi affettivi sono degli eventi assolutamente benigni ed innocui che non creano nessun problema né a livello cardiaco né cerebrale.
Come più volte ripetuto si risolvono da soli ed in un tempo molto breve (anche se ad una mamma sembrerà un’eternità!) e tendono a scomparire con la crescita del bambino.

  • Durante lo spasmo è bene:
  1. mettere il bambino supino, in un ambiente sicuro in modo che non possa farsi male;
  2. NON mettergli nulla in bocca,
  3. NON dargli da bere,
  4. Assicurarsi, al contrario, che il bambino non abbia in bocca oggetti o cibo che possano causare ostruzione durante
  5. la momentanea perdita di coscienza;
  6. NON mettere in atto manovre rianimatorie né di disostruzione.
  • Dopo il primo episodio è sicuramente buona regola far valutare il bambino da un pediatra che deciderà, in base alla descrizione dell’evento, se necessario eseguire delle indagini di approfondimento quali ad esempio ECG e/o EEG per escludere patologie di altro tipo.
  • Successivamente, dal punto di vista comportamentale, può essere utile attuare due strategie:
  1. Non enfatizzare l’evento in presenza del bambino, cercare di non dare l’impressione di essere agitati o preoccupati che la cosa possa riaccadere, non parlare dell’evento in presenza del bambino con amici/parenti per evitare che il bambino inizi ad utilizzare il pianto violento (e le conseguenze che ne derivano) come un modo per attirare l’attenzione dei genitori.
  2. Nei limiti del possibile, cercare di evitare di arrivare a situazioni esasperate, contrasti e litigi molto forti mettendo in atto metodi educativi che non portino allo scontro violento tra bambino e adulto.
  • Dal punto di vista terapeutico è stata inoltre confermata in letteratura l’efficacia della terapia con il ferro anche in assenza di una vera e propria carenza marziale. L’effetto benefico dell’integrazione del ferro dovrebbe essere legato sia al raggiungimento di un più elevato livello di emoglobina, e quindi un miglior trasporto di ossigeno, sia ad una migliore efficienza del metabolismo dei neuroni. Sarà quindi compito del pediatra controllare gli esami ematochimici del bambino e valutare l’inizio di una terapia di supporto con il ferro.

Si sottolinea che qualunque tipo di terapia marziale dovrà essere iniziata solo dopo un’ attenta valutazione del caso da parte dello specialista pediatra e solo su sua indicazione.

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