18/05/2018
“Le giornate si susseguono, mai uguali le une alle altre… e anche la giornata che sembra essere la meno impegnativa riserva momenti di una intensità poco descrivibile…
È venerdì, è la fine della settimana ma è anche la fine del trimestre scolastico per i ragazzi del Karidari sids… oggi tornano a casa, dalle loro famiglie, dove la vita scorrerà sicuramente in maniera diversa rispetto alla missione francescana in cui vengono ospitati…
Bimbi con disabilità più o meno importanti in un mondo duro e difficile come quello africano. Bimbi che sono stati accolti all’interno di mura dove viene data loro la possibilità di potenziare le loro capacità.
Disability is not inability: questo quello che recita la loro divisa… concetto meraviglioso da integrare in un mondo dove il diverso è ancora difficile da accettare…
E anche in una parte di mondo così dura come il continente africano si può assistere agli urli e pianti di gioia del dolce Timothy nel rivedere la sua mamma, alla tenerezza di un padre che chiede informazioni su “un possibile futuro” del proprio bambino, alla professionalità di chi cerca di sensibilizzare dei genitori non avvezzi al mondo della disabilità, alla sua accettazione e gestione…
È venerdì mattina, un caldissimo sole africano scalda le aule del Karidari sids, le scene di ricongiungimento tra genitori e ragazzi si susseguono, le osserviamo silenziosi… emozionandoci di tanto in tanto insieme ai bambini e gioendo con loro ad ogni nuovo ingresso di una mamma o papà…” V.
“Il tempo passa così in fretta qui in Africa, ma ogni giorno è sempre ricco di grande lavoro. Vorresti avere sempre qualche ora in più a fine giornata per poter fare ancora qualcosa. Abbiamo fatto un ottimo lavoro. Tanti incontri che hanno messo le basi per nuove collaborazioni. Abbiamo incontrato gente meravigliosa. Oggi ci ritroviamo a conoscere meglio le bambine che il centro father Wembabazi accoglie. Vederle attraverso le fotografie non è mai come condividere con loro qualche ora, seguendo la loro giornata, vivendo la loro scuola, il loro apprendere, e infine condividere il loro gioco.
È bello vedere quanto gli sforzi che si fanno in Italia siano ripagati qui. Bimbe che hanno tanta voglia di conoscere, studiare, e qui hanno la possibilità di farlo, di avere ottime insegnanti, di avere libri su cui leggere, comprendere e creare il loro futuro. Si perché qui si crea futuro. Un futuro di donne più consapevoli, più serene, con una sguardo più positivo verso ciò che aspetterà loro. Per adesso, però, mi piace guardarle bimbe con tantissima voglia di esserlo… di ridere, di urlare, di giocare…
Qui si ride all’aria aperta con una palla, con il salto della corda o con il gioco dell’elastico; anni che non mi capitava più di vederlo.
Qui non si è persa la voglia di comunicare insieme anche quando e soprattutto le lingue sono diverse. Ma qui la lingua universale è quella del sorridere: comunica di più, lascia molto di più.
Avevamo fatto una promessa in Italia, portare disegni fatti da loro coetanei e consegnarli nelle loro mani, portare un quadro con le impronte delle mani dei piccoli visitatori della mostra… Oggi abbiamo mantenuto quella promessa. Rare sono le vere emozioni, quelle che sai rimarranno impresse per sempre, e oggi mentre le vedevo ringraziare per i disegni, una per una, ne ho provata una. Mi sono chiesto quanto sia semplice per noi riuscire a dimenticare certi semplici gesti, presi dalla nostra frenesia. Non è colpa nostra, non è colpa di nessuno. Ma possiamo scegliere di fare una cosa, quello si. Provare a ricordarci quando abbiamo vissuto una emozione del genere o quando siamo riusciti a farla provare a qualcuno… E se non ci venisse in mente, forse potrebbe essere arrivato il momento giusto per rifarlo. Aiutare… Dal resto, ruotiamo tutti sotto lo stesso cielo.” F.