14/06/2019 – 15/06/2019
“Missione Uganda: Alla radio, si alla radio, dicono che arriveranno dei medici europei per visitare dei bambini. Ed in un piccolo villaggio si radunano bambini da ogni parte . In fila, dalle 8 alle 18, per una visita, che alcune volte darà loro soluzioni, altre volte consigli, altre volte un…. non si può fare nulla.
Bambini disabili a causa del parto, tantissimi, vengono portati perché le famiglie credono siano posseduti da spiriti maligni. Bambini con Tbc (a proposito dei nostri amici no vax), bambini con polmonite, bambini denutriti gravemente. Un uomo che si fa 4 chilometri camminando in ginocchio sulle mani, per far vedere gli esiti di una polio. Il 95% di queste cose in italia o sarebbe prevenuta, o non esisterebbe, o si risolverebbe con una banale carrozzina.
Ed alla fine della giornata loro due: due bimbe che hanno problemi cardiaci, che decidiamo di trasportare presso il dispensario, dove, con l’ecografo con cui stiamo formando il personale, vengono sottoposte ad ecografia per fare una diagnosi e decidere la cura. Piccole o grandi cose che fino a ieri non sarebbero successe. Un po’ ti chiedi dove sia Dio e perché mai dovrebbe ascoltare le tue di preghiere, un po’ ti domandi quanta inconsapevolezza ci sia in moltissima gente rispetto al fatto di essere nati dalla parte giusta del pianeta, un po’ pensi che sei davvero una goccia. Ma di sicuro pensi che Salvagente e Gepo sono fatti di professionisti fantastici, persone belle, ma belle davvero.
Oggi invece formazione ostetrico ginecologica a cura di Gepo, per lo staff della maternità e pomeriggio visita alle bambine del centro che sosteniamo.
Ed a proposito di gocce…. abbiamo bisogno della tua di goccia per continuare a fare questo lavoro ..
Questo Week end trova 5 minuti, rinuncia ad un caffè e Donalo al progetto…” (Mirko)
http://www.salvagenteitalia.org/campaigns/africa-ecografo/
“Sveglia ore 7, ci aspetta una lunga giornata, ho proprio voglia di bermi il te, sbaglio bustina, forse sto ancora dormendo, berrò un infuso.
Il programma di oggi prevede una visita al villaggio del pastore in cui il team medico si occuperà di visitare i bambini e noi proveremo ad intrattenerli.
Il viaggio è leggermente scomodo nel cassone dell’auto, ma estremamente affascinante. La terra rossa che si alza, i boda-boda che sfrecciano, i bambini che salutano e ti chiamano “mzungu”, l’odore di cipolle, il caffè e le case di fango.
Al nostro arrivo pastore ha già organizzato le visite e ci sono già molti bambini in attesa, dopo averci raccontato le storie molto toccanti dei bambini accolti da lui in casa, il pastore ci offre anche la colazione e carichi, si parte.
Noi laici ci armiamo di bolle, palloncini e palline e giochiamo con i bambini per ingannare un po’ l’attesa, mentre faccio qualche foto immortalo momenti di gioia di questi bambini e questa diventa quasi contagiosa, tanto che mi sembra di non riuscire a smettere di sorridere.
I bambini continuano ad aumentare e proviamo a divertirci con qualche ballo e canto. Le pediatre lavorano senza sosta, giusto il tempo di una banana e un pezzo di cioccolato e si riparte. Mi sento quasi inutile nel vedere tutte quelle persone bisognose di aiuto e consulto medico e non avere le competenze per poter aiutare.
Finite le visite un breve pranzo e ci dirigiamo verso il dispensario, portando con noi due bambini bisognose di controlli più specifici. Mi chiedo come, quando e se mai avrebbero potuto fare un esame del genere e mi rendo conto che tutti noi, in qualche modo, stiamo contribuendo a dare gioia, speranza e un po’ di consapevolezza in più a qualche famiglia.
Una cena un po’ diversa, siamo un po’ provati dalla giornata, io molto stanca, é il caso di riposare.
Buonanotte Africa, buonanotte a tutti quei bambini che non siamo riusciti ad aiutare.” (Letizia)
“Ieri stata la giornata più pesante da quando siamo qui. Visite pediatriche ad un villaggio a pochi km d’auto […]. Dopo un lungo sterrato la destinazione è raggiunta.
Ad accoglierci il pastore. Discorso di benvenuto, tè, pop corn e un po’ pane. Vietato rifiutare. Lui ha un progetto che ha lo scopo di ospitare bambini abbandonati, malati, disabili.
Ci sono medici europei, la notizia gira sulle radio locali. E così i piccoli pazienti in attesa diventano tantissimi nel giro di pochi minuti. Spuntano con i loro genitori a bordo dei booda booda. In fila sotto il sole per accaparrarsi una visita medica. Non un iphone, non il nuovo modello di Nike, non il terzo capitolo della saga più famosa del momento. Ma una visita medica, mai fatta prima d’ora. Ed ora magari hanno 11 anni e non hanno mai parlato o non hanno mai camminato da soli o non hanno mai interagito con il mondo.
Impotenza. Ecco cosa mi pervade in quella sala visite. È devastante. Cerchiamo di distrarre i bambini che aspettano fuori con le palline, i palloncini e le bolle di sapone. Ma forse serve più a distrarre noi. E ti sorridono mentre tu dentro vorresti sprofondare.
Si fa il possibile per visitare quanti più bimbi si riesca. I medici ne vedono una quarantina. Ci raggiunge anche un medico locale. Oggi lui possiede solo 20 test hiv. Qui accedere alle cure sanitarie è un privilegio di pochi, pochissimi. Chi oggi non riesce ad essere visto ha già un appuntamento per la prossima settimana con Maddalena e Mattia, questa cosa mi consola. Prima di rincasare ci attende un ricco buffet African Style. Le nostre pance sono chiuse. Ci manca l’appetito. Ci mancano le parole.
Il pastore ci congeda con il suo discorso ed i suoi ringraziamenti. I nostri sguardi sono bassi, è disarmante trascorrere alcune ore in un contesto del genere. All’improvviso sentiamo ridacchiare, urlare e correre. La scuola accanto è appena terminata. Siamo travolti da bimbi curiosi che ci guardano straniti e sbalorditi. “Ma cosa sono quelle cose lì?” avranno pensato di noi bianchi. Ci regalano tantissimi sorrisi ed abbracci. Sento ancora le loro manine addosso.” (Marta)