Africa Missione

Ultima notte africana

Africa Missione

20/05/2018
“Ultima notte africana.
La nostra ultima giornata quaggiù sta per volgere al termine, domani un lungo viaggio ci riporterà lentamente verso la “nostra” realtà… così distante.

A volte i rientri dai lunghi viaggi sembrano fatti apposta: resi tali, lunghi e noiosi per permettere di raccogliere le idee, di fissare ancora qualche immagine, di prepararsi al cambiamento e al rientro ad un’altra dimensione…

L’Africa, e questo lo abbiamo imparato, ha una grande regola: apri la porta, esci e qualche cosa accadrà. E anche oggi così è stato: canti e balli di una intensità indescrivibile hanno richiamato la nostra attenzione durante una passeggiata verso Rwentobo… all’interno di una struttura in legno si stava svolgendo una funzione religiosa, probabilmente cristiani avventisti. È bastato sostare qualche istante all’ingresso della struttura per essere invitati ad entrare e ritrovarci immersi in una serie di balli, canti, prediche con grida e intenti motivazionali che nessuno di noi aveva mai conosciuto…

La porta si apre di nuovo dopo pranzo: un giro in boda boda ci conduce a Kania, villaggio vicino dove riviviamo ricordi legati allo scorso anno… strano passeggiare per queste strade di terra rossa dove la semplicità e le difficoltà gridano da ogni angolo. Umiltà è il sentimento con cui l’uomo dovrebbe attraversare queste vie, umiltà.

La porta si riapre ancora: è l’ingresso al centro di accoglienza delle piccole bimbe del progetto… si riapre il cancello della loro scuola e noi riapriamo il nostro animo per fare bottino dei loro sorrisi, strappati con fatica attraverso giochi e disegni…

L’ultima porta la chiudiamo dietro di noi: è quella della cappella della missione dove questa sera, in un momento di raccoglimento, abbiamo salutato insieme l’Uganda, ognuno immerso nel proprio silenzio.

Sarà difficile domani chiudere alle nostre spalle le porte di quel volo che ci ricondurrà in Italia, ma le infinite porte sulla vita che sono state aperte durante questi giorni… beh, quelle nessuno potrà mai chiuderle di nuovo.” V.

“Ultima sera in Uganda, ultimi momenti di unicità, di consapevolezza, di riflessioni e di emozioni. Da domani il nostro cervello si dovrà ributtare di nuovo sulla normale, quotidiana routine. L’anno scorso mi ero ripromesso di non dimenticare l’Africa, i suoi ritmi, le sue diversità, e il modo di percepire i reali problemi della vita stessa, ma non ci sono riuscito…
Quest’anno riporto a casa tanto lavoro, che ci terrà impegnati forse per tutto il resto dell’anno. Organizzare progetti nuovi, sia in Italia che per una nostra nuova futura missione. Si perché queste pagine continueranno ad essere scritte da me, da noi. Da chi sente dentro quel tamburo che cadenza i canti e che tanto assomiglia ad un cuore. Il cuore dell’Africa. A chi sa vedere i veri sorrisi, quelli di pura gioia, di gratitudine.
A chi sa aprire le braccia ad ogni singola persona qui come a casa… E che non dimentica.
Quando lontano da questo posto, in altre latitudini, lontano dagli occhi neri di bimbi, dalle mani tese degli anziani nei villaggi… chiudendo gli occhi sentirà ancora e sempre quella parola che ti fa capire che la tua diversità è la fortuna di poter fare ed essere davvero la differenza qui…
Mutzungu… Uomo bianco” F.