Ultima notte africana

Africa Team

17/07/2017

“Quando vedi queste terre non riesci a tornare a casa come sei partito; quando vedi certe cose, quando senti certi discorsi, cominci a pensare. I paragoni qui sono impossibili, troppo diverso tutto. Ma una delle cose che questa terra meravigliosa ti lascia dentro e ti fa imparare, è la capacità di affrontare tutto ciò che hai a casa in maniera diversa, di vedere le difficoltà con occhi diversi, la possibilità di vedere nella complessità dei tuoi problemi da “mzungu”, sempre una via d’uscita migliore e possibile.
Questa gente non ha niente, nulla di nulla, ti mostrano la loro casa di bambù e fango alle pareti come se fosse la più bella delle regge, ti apre il loro nulla con la semplicità e l’orgoglio di persone fiere di avere aria nei polmoni, e un tetto sopra la testa.
Ho trovato gente eccezionale, che mi ha dato modo di capire quanto sia possibile essere davvero diversi, quanto le nostre azioni e i nostri pensieri condizionino ciò che siamo. Qui ricchezza è una buona piantagione di matoke “banane verdi”, è ringraziare ogni giorno della propria salute, è riuscire ad arrivare a sera cercando di avere qualcosa nello stomaco.
Noi siamo frenesia, comodità, siamo mail e meetings, siamo aperitivo e decidere quale mare sarà la nostra prossima destinazione. Loro sono semplicità, un sorriso e la dignità e fierezza di essere ” esseri umani”.
Sapete cosa ci accomuna, una cosa soltanto, siamo entrambi sotto lo stesso cielo.
“Even you do not see me, I exist”.
Meditate” F.

“Ultima notte africana.

Non ci sono stelle a farmi compagnia in questa ultima notte in missione. Eppure servirebbero a portare un po’ di luce tra i miei pensieri.

Come ci si sente alla fine di un’esperienza come questa? Così, a caldo, ancora sotto questo cielo ugandese, io mi sento frastornata, confusa, con il cuore pieno di domande a cui non so dare risposta. Tra tutte le cose abbandonate al principio di questo viaggio, quella che più mi manca è un piccolo bagaglio di certezze, che fin ora avevo sempre pensato di poter portare con me. Dopo queste giornate, loro, le mie certezze, sembrano essersi come perse nel percorso per lasciare posto a domande aperte, sono spunti di riflessione che spero saprò trasformare in stimoli al cambiamento. La cosa più importante che ho compreso, o forse semplicemente ricordato e rivissuto, in questo viaggio, è che dal nostro lato del mondo abbiamo a disposizione qualcosa di enorme: possibilità. Possibilità troppo spesso date per scontate, possibilità lasciate in un angolo in nome delle nostre abitudini, possibilità sprecate. C’è una grande parte del mondo che non ha queste nostre stesse possibilità, che non ha la nostra stessa libertà di determinare interamente il proprio cammino e che è costretta a subire condizioni che definire limitanti è un eufemismo. Troppi bambini con un futuro già scritto, con qualche variabile, ma essenzialmente senza la possibilità di assaporare il gusto della libertà. Quello che ho sempre saputo e che ora sento più forte di tutte le domande bussare insistentemente alla porta del cuore è questo pensiero: la libertà è il più potente dei doni a nostra disposizione, come la utilizziamo è ciò che fa la differenza nelle nostre vite e nelle vite delle persone che incontriamo nel nostro percorso.

Credo che ci sia qualche ragione essenziale alla base di questo mondo, per cui tutti dovremmo mettere a disposizione di chi non le ha una parte di queste nostre possibilità di scelta. Credo che ci sia una qualche ragione essenziale alla base della nostra esistenza per cui noi abbiamo il dovere di vivere con coraggio, di abbandonare le nostre abitudini in nome del cambiamento, di scegliere continuamente e instancabilmente quello che desideriamo, con coraggio e con amore. Ecco, insieme ai volti dei bambini, ai sorrisi di gratitudine, alle mie lacrime, ai miei occhi persi che hanno cercato risposte, alla mia voglia di cambiare, questo è quello che porto a casa nella mia valigia. Ed è un bagaglio pesante, che non voglio lasciare andare.

Il ricordo più intenso che viene via con me è: noi, dopo una camminata su una montagna, che ci fermiamo davanti ad un panorama da levare il fiato, insieme a una decina di bimbi ugandesi. Distribuiamo loro marshmallows e iniziamo a ballare insieme musiche italiane per bambini. Qualcosa di surreale, di incredibile, di indescrivibile. Ma essere lì, nonostante tutto, credo sia qualcosa di molto vicino a una scelta di felicità.

Grazie missione, arrivederci. A presto.”