12/06/2019 – 13/06/2019
“La mattinata scorre veloce mentre accompagnamo i volontari più giovani a conoscere le bambine dell’orfanotrofio e del centro disabili. Ricognizione logistica e, moderatamente, operativa per dargli le consegne sulle attività da fare in questi giorni. Poi sosta obbligata al baracchino dei telefoni a Rwentobo per attivare il traffico dati sui telefoni.
Si pranza insieme per poi andare in auto e boda-boda al dispensario di Roshooka, dove ci aspettano per iniziare il corso di rianimazione per i paramedici dello staff. La strada verso Roshooka è come la ricordavo, ritornano vivi gli odori di cipolla rossa del mercato e la polvere, altrettanto rossa, della strada che porta al dispensario. Non appena si lascia l’asfalto, i colori delle case si smorzano per uniformarsi al colore del fango secco di cui sono fatte. Ad ogni porta si affacciano donne e bambini, se c’è un metro per misurare la povertà, qui è fuori scala.
Al dispensario si affollano tante donne, con bambini piccoli o in attesa. Un colorato mondo, fatto di pazienza e tempi lunghi per essere visitati. Qui capisci cosa vuol dire la medicina di frontiera, che deve fare economia di tutto e fare tutto con il poco disponibile.
Oggi, giovedì, svuotiamo le valigie con cui abbiamo trasportato quanto siamo riusciti a raccogliere, grazie alle donazioni. L’ecografo e l’ecocardiografo portatile nella loro modernità, accanto a strumenti più ordinari ma non meno indispensabili: siringhe, kit aspirazione, test di gravidanza, e poi i farmaci che abbiamo potuto trasportare, sfidando la dogana ugandese.
Da ieri siamo operativi con la formazione: abbiamo completato il corso sulla rianimazione cardiopolmonare e la disostruzione, e per la prima volta i paramedici hanno fatto la parte pratica sui manichini gonfiabili che abbiamo portato. Una esperienza per loro del tutto nuova, finora avevano solo le nozioni tecnico teoriche. E’ difficile leggere sui loro visi le emozioni, ma vedendoli alla prova ci siamo resi conto di avere conquistato la loro fiducia, rendendo utile qualcosa che sembrava loro una bizzarra iniziativa dei “bianchi” che hanno invaso il dispensario.
Oggi lo stesso gruppo ha iniziato i due giorni di formazione sull’ecografo che utilizzeranno a breve, non appena il nuovo edificio della radiologia sarà pronto.
Sembra strano avere a fianco uno strumento digitale mentre a pochi metri i bambini vengono pesati come si faceva in Italia un secolo fa. È una lotta tra le malattie che da noi sono debellate da tempo e la voglia di fare sempre di più per aiutare a salvare le vite. Poco fa è arrivato Mirko con la notizia di due morti per Ebola qui in Uganda: è come tornare indietro di cento passi, oggi ne recupereremo solo un paio, ma l’importante è continuare ad andare avanti, passo per passo. Dobbiamo misurare le conquiste giorno per giorno.
Stamattina un piccolo nato pretermine, che pesa solo 1,4 kg, è stato visitato da Valentina e Lucia. È nato con sei dita per ogni mano e piede. Le pediatre col filo di sutura hanno legato le dita di troppo: a breve cadranno, e questo bimbo non crescerà come un “mostro” o un figlio del demonio, ma potrà diventare un bambino come gli altri.
Come è scritto nel Talmud, chi salva una vita, salva il mondo intero. Ecco, da questo posto disperso in mezzo ai bananeti, senti che la strada è sconnessa e lunga, ma è quella giusta.”